Il 30 Agosto ricordiamo: Mary ShelleyBy Alvaro CantonCritica Letteraria Mary Shelley, nasce "Mary Wollstonecraft Godwin" a Londra il 30 Agosto del 1797. Suo padre, William Godwin, fu uno degli esponenti più importanti del razionalismo anarchico, mentre sua madre, Mary Wollstonecraft, fu tra i primi personaggi della sua epoca a promuovere i diritti della donna. A 17 anni si innamora di uno dei seguaci del padre, il giovane poeta ribelle Percy Bysshe Shelley, che sposò due anni più tardi. Nell'estate del 1816 trascorse un'estate che le cambiò la vita con Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmont a Villa Diodati nei pressi di Ginevra. Durante quell'estate ricca di acquazzoni, Byron suggerì che ciascuno di loro scrivesse un racconto dell’orrore, che poi ognuno avrebbe letto agli altri come passatempo serale. Shelley compose un’opera breve intitolata ‘The Assassins’, Byron scrisse ‘The burial’ mentre Polidori creò la romantica figura di un vampiro affascinante e misterioso, il romanzo ‘The vampire’. Mary invece scrisse “Frankenstein”, dopo averlo sognato in un terribile incubo. Frankenstein è ispirato al mito antichissimo dell’uomo creatore della vita e alle ‘Metamorfosi’ di Ovidio oltre che al ‘Paradiso perduto’ di Milton. Frankenstein è la storia di un giovane svizzero studioso di filosofia naturale che, servendosi di parti anatomiche sottratte a vari cadaveri, li assembla per comporre una creatura mostruosa, cui riesce a dare vita con procedimenti di cui lui solo ha il segreto. Malgrado l’aspetto terrificante la creatura si rivela buona e mite. Ma quando si accorge del disgusto e della paura che suscita negli altri, la sua natura, incline alla bontà, subisce una totale trasformazione ed egli diviene un’autentica furia distruttiva; dopo molti omicidi finisce per uccidere anche il suo creatore.A Mary Shelley si devono tutte le domande e i dubbi etico-filosofici che è stata in grado di sollevare grazie al suo libro: le speculazioni sulle origini della vita, il ruolo ambiguo della scienza, spesso inconsapevole creatrice di ‘mostri’, il problema della bontà e creatività originaria dell’uomo, in seguito corrotto dalla società, e così via. Mary però non è solamente Frankenstein. Concentrandosi e studiando altre sue opere quali 'Valperga', 'The Fortunes of Perkin Warbeck', 'L'ultimo uomo', 'Lodore e 'Falkner', si scopre quanto sostengono spesso gli ideali di cooperazione e di comprensione, praticati soprattutto dalle donne, come strade per riformare la società civile. Una politica radicale che non l'ha mai abbandonata, una chiara sfida all'etica individualista-romantica promossa da suo marito Percy Shelley e alle teorie politiche illuministe portate avanti da suo padre William Godwin.La sua frase del giorno è:"È più felice quell’uomo che crede che la sua città natia sia il mondo intero, di quello che aspira a divenire più grande di quanto la sua natura gli consenta."