Spazio d'Autrice: intervista a Delia Del GrecoBy Edizioni ZEROTREAuto-aiuto / Valorizzazione personaleSpazio d’Autrice: intervista a Delia Del Greco Buongiorno Delia Del Greco! Anche se preferisce mantenere il riserbo dell’anonimato, possiamo chiederLe di presentarsi ai nostri lettori raccontando qualcosa su di Lei? Innanzitutto, buongiorno a Lei e a tutti i lettori. Sono molto felice di avere la possibilità di presentarmi e far conoscere il mio libro. Vivo da diversi anni nelle colline della provincia di Rimini, luogo che lontano dai fasti estivi turistici induce alla riflessione e alla produzione di racconti. A un certo punto della mia vita ho sentito la necessità di raccontare la mia storia, che è diventata un romanzo grazie a tutte le cose incredibili che mi sono capitate. Di cosa parla Mamma voglio andare? Questo romanzo parla sostanzialmente di tre tematiche. La prima è l’adozione. Quanti di voi, nel corso della vita, hanno conosciuto qualche amico o parente che ha vissuto questa esperienza? Molto spesso accade che quando le situazioni non si vivono in prima persona ci si lasci coinvolgere poco, ci scivolano di dosso senza lasciare traccia. Ebbene, in questo libro io ho voluto portare il lettore alla scoperta dei sentimenti, dove le cose accadono davvero, per vivere con me quegli abbracci sempre necessari, quelle domande che arrivano a bruciapelo, quel bisogno di capire e di ricucire ferite a volte molto dolorose. Un’altra tematica importante è quella della morte. Quando entra nelle nostre case portandosi via gli affetti a noi più cari è come se un tornado si abbattesse su un negozio di chincaglierie: stravolge ogni cosa, rompe tutto, nulla sarà più come prima... E allora bisogna reinventarsi un altro modo di vivere e di gioire. Ognuno di noi trova un suo modo, io il mio l’ho scoperto camminando per le strade di una terra lontana stringendo una manina. Un’ultima tematica, ma non meno importante, è quella dell’amicizia: un’amicizia che diventa via via famiglia e cresce in un sentimento che è presenza; condivisione significa non lasciarsi mai soli. La mia famiglia, piccola solo in apparenza, in realtà è sempre stata colma dell’affetto di tante persone che amo definire “amici del cuore”. Concludo questo pensiero dicendo che «un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere e la cosa migliore che tu possa essere». Il Suo è un romanzo autobiografico? Sì, come ho avuto modo di dire all’inizio dell’intervista, quello che ho narrato è proprio ciò che è accaduto nell’arco di vent’anni a me e alla mia famiglia. Ho trovato molto bella la dedica nelle prime pagine dell’opera in cui descrive Suo marito e Sua figlia come i protagonisti della Sua vita. Lo sono anche del Suo racconto? Sì, assolutamente, insieme a tanti altri personaggi che a vario titolo sono stati importanti, se non fondamentali, negli accadimenti della nostra storia. Ci legge quanto è stato riportato nel testo, e attribuito a San Giuseppe, a proposito dei figli? «Chi è più desiderato di un figlio adottivo? Chi è più amato di un figlio che hai cercato con tutta te stessa e finalmente incontri e conosci per la prima volta? I figli biologici, a volte, possono essere indesiderati, non voluti, non cercati, capitati, improvvisi… ma un figlio adottivo no, un figlio adottivo è sempre desiderato, voluto, cercato, sperato e amato fin dai primi pensieri. Perché solo un amore adulto, completo e avvolgente può accogliere un figlio che, solo per puro caso, non hai generato fisicamente. I figli sono di chi li cresce». Come giudica la Sua partecipazione al premio letterario Città di Verona? Ne do un giudizio molto positivo: è stata un’esperienza entusiasmante che mi ha dato la possibilità, avendo vinto il primo premio nella sezione narrativa, di far conoscere il mio libro a un vasto pubblico di lettori. Di Edizioni ZEROTRE cosa possiamo dire? Per quel poco che conosco del mondo dell’editoria, che mi sembra essere un settore piuttosto complesso, posso solo dire che la casa editrice è un piccolo fiore all’occhiello di Verona, la vostra splendida città. Ci salutiamo con un Suo pensiero sull’importanza del rapporto tra madre e figli, focalizzandoci sull’importanza di saper attribuire un valore alle domande che ci rivolgono quotidianamente, a volte anche in modo silenzioso. Ovviamente, posso rispondere solo in base alla mia esperienza di madre. Non credo si possa avere la pretesa di avere sempre le risposte giuste da dare ai figli, a volte le nostre parole, soprattutto nell’età adolescenziale, non vengono ascoltate. L’importante, secondo me, è esserci: esserci sempre, esserci con le mani pronte a ricucire un dolore, esserci con un abbraccio per non lasciarli cadere, essere sempre pronti ad accogliere un entusiasmo, un fallimento, ad ascoltare anche un semplice chiacchiericcio. Il mare si infrange da millenni sulla roccia, ma la roccia è sempre lì. Per acquistare il suo libro clicca qui!