Il 14 Agosto ricordiamo: Elias CanettiBy Alvaro CantonCritica Letteraria Il 14 Agosto del 1994 morì a Zurigo lo scrittore e saggista Elias Canetti. Nato a Ruse in Bulgaria all'età di 6 anni si trasferisce con la sua famiglia a Manchester ma un anno dopo perse il padre improvvisamente. Un evento che portò Elias a trasferirsi a Vienna prima e a Zurigo poi. In quest'ultima città visse i migliori anni della sua vita, motivo per cui ci tornò per godersi i suoi ultimi anni. Si spostò poi a Francoforte e a Vienna con il fratello per laurearsi in chimica. I numerosi viaggi e relazioni vissute durante la sua giovinezza formeranno il suo pensiero, affinando il suo spirito, aperto al mondo, e si rese conto di quanto il sapere fosse il motore della libertà. Nel 1931, due anni prima della salita al potere di Adolf Hitler, entra nella scena letteraria con "Autodafé", il suo primo e unico romanzo, pubblicato nel 1935 e bandito dai nazisti. Il protagonista del romanzo è un intellettuale che viene divorato dal rogo dei suoi stessi volumi. Il rogo è un'evidente e visionaria anticipazione allegorica del totalitarismo, una premonizione dell'autodistruzione della ragione occidentale. Nel 1938, in seguito all'Anschluss (l'annessione dell'Austria alla Germania nazista), emigra prima a Parigi poi a Londra dove vi rimase fino al 1971, quando decise di tornare a Zurigo, il "paradiso perduto" della sua adolescenza, in cui morirà il 14 agosto 1994.È a Londra che lavora al saggio “Massa e potere”, pubblicato nel 1960. Un saggio sociologico e antropologico in cui Elias, nella prima parte, argomenta come le masse si formano per via di un istinto umano primario, fondamentale come l’istinto di sopravvivenza. Nella seconda parte Canetti sviluppa un suo pensiero sul perché le masse obbediscano ai capi e definisce Hitler paranoico, affascinato dalle enormi dimensioni della massa che lo segue. Tra 1977 e 1985 pubblica in tre volumi la sua straordinaria autobiografia (“La lingua salvata”, “Il frutto del fuoco” e “Il gioco degli occhi”), uno dei libri più intensi del Novecento che lo consacreranno come una delle voci più alte della letteratura di sempre. Nel 1981 infatti riceve il Premio Nobel per la Letteratura, "per opere contraddistinte dalla visione ampia, dalla ricchezza di idee e dalla potenza artistica". La sua frase del giorno è: "Il comportamento esteriore degli uomini è così equivoco che basta mostrarsi come si è per vivere completamente occultati e sconosciuti."