Questo libro nasce da una domanda cruciale: se nel Paese delle “cento città”, e anche qui, sulle rive dell’Adige, come in tanti altri centri ricchi di storia e di arte, sia normale che manchi un museo che racconti la città stessa e la sua lunghissima vicenda storica. È con queste idee che Italo Martinelli ci accompagna, in maniera accurata ma sempre con tono divulgativo, alla scoperta della storia della città romana che, qui a Verona, può realmente considerarsi un vero e proprio “museo a cielo aperto”. Per i Romani, che l’avevano “fondata”, Verona non era una delle tante città conquistate o da conquistare ma, per via di certe sue caratteristiche, ai loro occhi appariva non come una piccola Roma, ma come un’altra (àltera) Roma. Il colle sacro che custodisce il fiume, un isolotto al centro dell’Adige abitato da presenze misteriose e sacre, un luogo di passaggio brulicante di traffici e di scambi commerciali: non mancava nulla per credere che Verona fosse davvero un’altra Roma. Conoscere in profondità la storia della Verona romana vuol dire conoscere a fondo la storia della città stessa che, unica tra le città latine, possiede il maggior numero di monumenti di epoca romana “fuori” terra, seconda ovviamente alla sola Roma. Esplorarne gli aspetti religiosi, sociali, culturali significa capire e apprezzare quanto la nostra stessa società attuale sia “debitrice” a quella civiltà romana durata per millenni.
Da modestissimo divulgatore storico quale sono, ho ancora negli occhi, ma perché no, anche nel cuore, la bellissima definizione che della civiltà romana aveva dato Strabone di Amasea, il noto geografo e filosofo greco: “Pavimentarono vie, incanalarono acque, divisero terre”. Un’incredibile storia millenaria, che ha segnato per sempre la nostra civiltà occidentale, e forse anche buona parte delle altre, riassunta e “divulgata” in sole sei parole! Infatti, una volta affacciatisi, attorno alla fine del III secolo a.C., alle nostre pianure settentrionali per fondarvi colonie di arroccamento militare, i Romani si cimentarono in un’opera titanica di bonifica, di disboscamento, di tracciamento di nuove vie, di posizionamenti di confini, di centuriazione delle campagne, di fondazioni di nuove città. Ma i Romani non penetrarono in maniera inerme in un territorio desolato ed abbandonato. Boi e Lingoni, tra le più agguerrite e battagliere tribù celtiche saldamente stanziate in queste terre, si erano stabilite già da diverso tempo tra il delta del grande fiume Eridano e gli Appennini; c’erano anche gli insediamenti degli Insubri, dei Reti e soprattutto di quei Cenomani che, con i loro villaggi arroccati sulle alture o nelle golene dei fiumi, controllavano i passaggi commerciali sulle grandi vie di scorrimento fluviale. Non da meno erano gli insediamenti Etruschi, che Tito Livio spinge usque ad Alpes, i quali, con la loro supremazia culturale, diedero i natali alla parva Mantua, resa immortale dalle opere del grande Publio Virgilio Marone. Per non dire nulla della grande civiltà dei Veneti antichi, i misteriosi wenetoi (“gli amati”, “gli amichevoli”, “gli amabili”), che occupavano da tempi ancor più remoti le erbose pianure del versante centro orientale della pianura Padana, sulle quali pascolavano superbe mandrie di magnifici, focosi, scintillanti cavalli. Quei prischi Veneti, sempre intenti a scambiare preziose ambre cangianti e splendide situle di bronzo istoriato; i Veneti, con la loro sorprendente pacifica civiltà basata sui doni della terra e delle acque, con il loro sacro rispetto dei confini e dei termini, con le loro città, con la loro profonda religione domestica custode del fuoco e della casa. Diversi furono i destini dei popoli che si trovarono a fronteggiare la marea latina montante, almeno fino a quando gli dèi arrisero alle legioni guidate dall’aquila romana. Chi osò opporsi all’auctoritas e all’imperium di Roma venne spazzato via dalla furia militare dei Romani, per cadere per sempre nell’oblio polveroso della storia. Chi, invece, seppe o volle trovare un accordo e un modus vivendi con i feroci conquistatori ebbe un futuro di prosperità feconda e gloria imperitura. È il celebre “Magna Verona vale valeas per saecula et celebrent semper nomen tuus”. Allora è partendo da questi presupposti storici e culturali che questa guida tematica alla Verona romana vuole condurre il lettore curioso o, meglio ancora, il viaggiatore curioso, alla scoperta di una città straordinaria con una storia straordinaria, Buona lettura quindi e buon viaggio tra i tanti secoli della storia, tra le belle vie di Verona, tra i luoghi profondi dell’anima: la vostra!