In questo libro Susana tratta una Verità forse per molti scomoda; tuttavia, per colui che la accetterà, questa stessa Verità lo potrà rendere libero: una libertà che porterà con sé la gioia e la bellezza dello stare bene nella vita. “Ogni cosa è possibile a chi crede”, così dice il Maestro Gesù (Vangelo di Marco 9:23). Seguendo le Sue orme, passando dalle tenebre alla Sua luce meravigliosa, si può! Susana racconta come, da giovane, pensava di vivere normalmente la sua vita secondo gli stereotipi del mondo; finché, all’improvviso, qualcosa è accaduto al punto da sconvolgere tutti i suoi piani e portarla a sentirsi persa e sola, come in una stanza buia dove sembra che nessuno ti possa più aiutare. È lì che un bagliore ha illuminato quella stanza e tutto ha iniziato ad avere senso. Nella vita ci sono molti ostacoli da superare, ma non bisogna arrendersi o darsi per vinti perché c’è sempre un nuovo giorno, una nuova opportunità, basta soltanto uscire dello schema mentale attraverso il quale avvertiamo grande stanchezza e frustrazione. Ma come fare?
Con Gesù tutto è possibile! In questo volume autobiografico, l’autrice racconta come la sua intensa e folle corsa dietro alla felicità e la continua ricerca per conoscere una Verità molto difficile da decifrare l’aveva portata a una regolare lotta interiore con sé stessa e, a volte, anche con le persone. Spesso tentata a gettare la spugna, Susana spiega come la sua tenacia innata non glielo abbia permesso perché sapeva che c'era molto di più: così ha “incontrato” Gesù e, da quel momento, la sua vita è stata completamente trasformata: ha trovato quella Verità che aveva tanto cercato e ha esperimentato la misericordia è l’amore di Dio. Più di duemila anni fa Gesù è venuto in terra e ha cambiato radicalmente la storia, e continua a farlo ancora oggi, nella vita di ogni uomo che desidera trovare risposte. La storia di Susana è un esempio che, se seguito, può portare il lettore a vivere la stessa esperienza e trovare la chiave della porta alla felicità: quella che conduce a Dio attraverso il Signore Gesù Cristo. Ecco cosa scrive l’autrice nel capitolo 2. La nostra vita è fatta di priorità: ogni giorno dobbiamo scegliere se essere vittoriosi o se lasciarci sopraffare dalle circostanze. Nelle situazioni di “deserto” che ci troviamo a vivere, dobbiamo rimanere vigili e confidare in Dio, ricordando quello che ha già fatto per noi. Coltiviamo la comunione con Lui, riconoscendo che la nostra forza non viene da noi stessi, né dalle cose che facciamo, né da quelle che abbiamo, né dalla nostra posizione sociale, ma solo ed esclusivamente da Lui. Lasciamoci istruire dalla Parola di Dio, in cui troveremo la saggezza e il vero riposo. A volte, nel deserto, ci capita di essere passivi, perché magari ce ne stiamo semplicemente lì ad aspettare che quello che Dio ci ha promesso ci cada dal cielo, quando dovremmo, invece, assumere un atteggiamento di fiducia, di ubbidienza e di preghiera, perseverando nella lettura della Bibbia, come Gesù stesso fece nel suo deserto. Basti pensare a come Egli confermava la Parola, utilizzandola come strumento di risposta agli attacchi di Satana. Ho imparato, quindi, che il deserto non ci chiama a essere inerti, perché è proprio lì che Lui istruisce i Suoi figli, dando loro nuove forze e un significato profondo alla loro vita. Il deserto ci insegna a non perdere fiducia in Colui che non viene mai meno alla propria fedeltà. [...] Sicuramente, la preghiera ci aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista e a risolvere eventuali conflitti. L’attesa che mettiamo in atto nel deserto può essere paragonata a quella del travaglio. Durante il travaglio, si potrebbe essere sopraffatti dal dolore, ancora prima di partorire. [...] Nel travaglio ci si trova a dover aspettare, come nel deserto, il tempo stabilito. Se, per qualche particolare esigenza, il parto viene indotto prima di tale tempo, è probabile che il nascituro sia prematuro. In questo vedo un’analogia con il “travaglio” che si genera nel credente a motivo dell’opera che Dio sta compiendo in lui: si può essere stanchi, sfiniti e impazienti di vedere la fine del travaglio e la nascita di una nuova “creatura”, perché le “doglie” possono essere molto dolorose. La soluzione, in questi casi, è l’attesa e la meditazione della Sua Parola, che dovrebbe rappresentare un bisogno primario per l’uomo. La “creatura” vedrà la luce solo dopo che sia terminato il processo prestabilito dal Suo Creatore.