È una raccolta contenente cronache, riflessioni e opere frutto della residenza artistica veneziana di Alessandro Zannier, creativo multidisciplinare che si muove tra arte, scienza, musica e divulgazione, voluta dal Distretto Veneziano Ricerca Innovazione per il 2023. Ispirata alle tematiche tra fantascienza e ambientalismo protagoniste del suo ottavo concept album Arca, pubblicato come Ottodix lo stesso anno, la residenza si è sviluppata attraverso sette tappe in altrettanti prestigiosi enti di Venezia ed è stata supportata da interventi critici internazionali. Reduce da un progetto intercontinentale passato anche in due Biennali di Venezia consecutive, in cui ha dato forma e suono all’inquinamento planetario globale, l’artista, attraverso mostre, performance, installazioni e concerti multimediali, ragiona qui sul concetto di “backup di un habitat” e tramuta in suono e immagini il Dna di animali, piante, batteri e funghi, indagando sul pericolo di estinzione di ecosistemi locali e globali, progettando utopistiche navi spaziali generazionali per stoccare la memoria genetica, storica e culturale del pianeta, ma anche di luoghi più fragili, come Venezia e la sua laguna.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE

È un libro-raccolta contenente cronache, riflessioni e opere d’arte visiva e sonora, frutto della residenza assegnata nel 2023 dal Distretto Veneziano Ricerca Innovazione ad Alessandro Zannier, artista multidisciplinare che si muove tra arte, scienza, musica e divulgazione. Ispirata alle tematiche tra fantascienza e ambientalismo del suo ottavo concept album Arca, pubblicato a nome Ottodix, la residenza artistica, sostenuta da Blue NIGHTs, si è sviluppata attraverso sette tappe in altrettanti prestigiosi enti di Venezia ed è stata supportata da numerosi contributi confluiti nel libro.
I concerti per elettronica e quartetto d’archi con testi filosofici in lingua italiana, visual e lavagna luminosa, andati in scena alla Palazzina Canonica, sede del CNR ISMAR di Venezia, o nella storica sala Concerti del Conservatorio di Venezia di Palazzo Pisani, hanno coinvolto gli studenti della sezione Nuove Tecnologie; una corposa mostra tra pittura, installazioni sonore, video arte e scultura è stata ospitata alla Fondazione Bevilacqua La Masa, con contributi critici arrivati anche dalla Cina (CAFA Museum); altri eventi sono stati organizzati durante gli appuntamenti culturali Art Night Venice, VenetoNight e Aquagranda ospitati all’Università Ca’ Foscari, infine è stata realizzata la performance Diga, ispirata ai 60 anni dalla tragedia del Vajont al Museo del ‘900 M9 di Mestre.
Reduce da due Biennali di Venezia consecutive, con un progetto espositivo internazionale passato per sei continenti e conclusosi a New York, in cui ha dato forma e suono all’inquinamento planetario globale, l’artista con ArcaVenice ragiona stavolta sul concetto di “backup di un habitat”, tramutando in suono e immagini il Dna di animali, piante, batteri e funghi. Un’indagine sul pericolo di estinzione di ecosistemi locali e globali, attuata progettando utopistiche navi spaziali per stoccare la memoria genetica, storica e culturale del pianeta, ma anche di luoghi più fragili come Venezia e la sua laguna.
Come confezionare dei “semi” che contengano i cromosomi di un luogo da trapiantare altrove? Ecco quindi forme sferiche dipinte o tridimensionali ottenute sovrapponendo e intrecciando topografie urbane di vari secoli della città, mappe del territorio e dati ambientali che suggeriscono corrispondenze tra urbanistica e tessuto biologico, racchiusi in strutture che sembrano nidi di animali, cellule o appunto semi da salvare.
Il progetto musicale di Zannier, conosciuto da almeno vent’anni nella scena italiana come Ottodix (cantante, autore e arrangiatore di musica elettronica), è inoltre un caso unico nel suo genere, poiché vive del legame simbiotico tra arte visiva e canzoni: ogni concept album funge da manifesto filosofico con riflessioni che poi sfociano in opere d’arte e operazioni che toccano tematiche scientifiche, ambientali e sociali.
La gigantesca arca spaziale immaginata nell’omonimo album e progettata graficamente come un’immensa struttura-mondo a forma di tartaruga Chelonia Mydas, ipotizza una fuga dell’umanità nel cosmo dopo una catastrofe, portando quindi al paradosso il dramma attuale delle migrazioni, immaginando habitat artificiali dedicati a ospedali, campi coltivabili, scuole e biblioteche digitali dove salvaguardare la memoria, “teche” in cui salvare i codici del Dna di più specie possibile (aggiornando il mito di Noah e della sua arca, appunto), aree dedicate allo sviluppo tecnologico e alla ricerca scientifica e padiglioni dedicati a templi, arte, teatri e spiritualità, necessari ai coloni spaziali per sopravvivere mentalmente.
Un libro-catalogo anomalo che ripercorre idealmente le sette aree di questa astronave, sovrapponendole idealmente ai palazzi, i musei, gli atenei, le fondazioni della città, attraverso un’impegnativa esperienza durata ben otto mesi e corrispondente ai settori dell’Arca: istruzione, tecnologia, urbanistica, ambiente, memoria storica, cultura e ricerca.
L’ultima sezione del libro è un’appendice dedicata alla genesi dell’album, al complesso lavoro grafico dell’artwork, alla raccolta di tutti i testi dei brani supportata da alcune entusiastiche recensioni della stampa di settore che ha definito Arca uno dei dischi più interessanti e visionari del 2023.