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Kenya. Dove la vita sembra il bene più prezioso nasce dall'esperienza maturata tre anni fa al seguito di alcune NGO in Kenya. Sono partito due volte, a maggio e poi ad agosto, per seguire progetti di cooperazione internazionale. Una volta sul posto mi sono fatto rapire dalla bellezza dei luoghi e della popolazione. Ho visitato Malindi nella regione costiera, dove vivono anche molti imprenditori e faccendieri italiani e soprattutto le diverse tribù locali, alle spalle dei grandi resort occidentali. Poveri, estremamente poveri. Il Kenya è una realtà controversa. Facile e allo stesso tempo difficile da cogliere, dove oltre il 90% della popolazione locale vive in condizioni di estrema povertà. Si sopravvive. Per quelli che sono i nostri canoni occidentali almeno. Ho visitato i luoghi astenendomi dal giudicare, cercando di cogliere gli aspetti essenziali di questa popolazione che nonostante tutto mantiene forte le proprie tradizioni e la propria cultura locale. Malindi e Mombasa sono luoghi dove ancora qualche occidentale capita di incontrarlo.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Giancarlo Capozzoli su Radio Rete 2000 15/04/2022
Ho seguito i progetti Caritas nella regione di Kilifi, sempre sulla costa ma leggermente più interna, dove non piove mai. Dove non c’è acqua non ci sono strade, non ci sono strutture o infrastrutture. Ho vissuto giornate intense tra il caldo torrido e la speranza di progetti che portano avanti pochi ma importanti volontari della NGO italiana e internazionale. La regione di Nairobi e Nairobi stessa sono un mondo a parte. Ho visto altri luoghi e altre capitali africane: Dakar e Stone Town. Ecco, non posso dire di conoscere Nairobi. Ho vissuto lì una settimana ma è una città completamente e letteralmente chiusa dietro gli alti muri eretti per la sicurezza della popolazione. E non riesci a vedere cosa c’è dietro. Il livello di povertà è davvero estremo. Ho incontrato Don Felice Molino, che assieme a un gruppo di suore volontarie mi ha dato la possibilità di visitare la sua opera missionaria al centro di Kibera, uno degli slum più grandi di tutta l’Africa. Slum si intende baraccopoli. Milioni di persone - credo oltre i quattro milioni - che sopravvivono in uno spazio poco più piccolo di un quartiere piccolo delle nostre città. Le condizioni di vita - che ho potuto solo raccontare nei reportage scritti - e le misure di sicurezza non mi hanno permesso di poter tirare fuori la macchina fotografica, ma posso garantire che sono davvero tremende anche se consideriamo gli standard più bassi della società occidentale a cui siamo abituati. Milioni di persone, donne uomini e bambini che vivono in baracche di fango e lamiere in mezzo alle urine di animali selvatici e le loro stesse, che mangiano quello che trovano per strada, che non hanno nient’altro che il tempo e che vivono degli scarti della società cittadina. Ci sarebbe molto da raccontare e da scrivere. E da fotografare ancora. Le foto, già. Le foto sono la mia memoria storica: mi permettono di collocarmi nel tempo e nello spazio che fotografo. Ogni volta che torno in Italia, ho bisogno di ritrovarmi lì per mettermi a scrivere. Ma è anche la voglia di dare dignità a questa gente che ti accoglie e ti offre quel che può. Quel poco - davvero poco - che ha. Come la ragazza della copertina. Il libro è dedicato a lei e a tutti i bambini che ho incontrato perché mi hanno dato la possibilità di conoscerli. Di incontrarli. E di sorridere insieme a loro. Nonostante tutto.
Caratteristiche tecniche: Formato finito: 210x297 mm Formato aperto: 420x297 mm ISBN: 978-88-9271-083-2 Libro composto da 108 pagine stampate a 4/4 colori in B e V su carta PATINATA da gr. 170 + Copertina con Alette stampata a 4/0 colori su carta patinata opaca 150 gr. plastificata LUCIDA 1 lato accoppiata risvoltata a GG da 3 mm. + risguardi neri non stampati. Confezionata con brossura INCOLLATA PUR copertina rigida e dorso quadro.
